Stade Vélodrome. L’evoluzione di un simbolo di Marsiglia

Esempio di rinnovamento continuo, in stretto legame con la città e la cultura di Marsiglia, dopo l’intervento di trasformazione ultimato nel 2014 lo Stade Vélodrome è oggi un affascinante caso-studio di architettura sportiva del nuovo millennio.

Pubblicazione cartacea su: Tsport 357

(ph. Shutterstock)

Oggi lo stadio di casa dell’Olympique Marsiglia è luogo capace di trasmettere l’eccellenza delle scelte tecnologiche contemporanee attraverso un’idea estetica forte e caratterizzante, mantenendo un saldo rapporto con la città, e conferma un percorso di evoluzione coerente con la storia dell’edificio.

La capacità di reinventare il Vélodrome a partire da un tratto estetico sempre più preciso e significativo, è stato il frutto di scelte progettuali virtuose e ha confermato questo impianto fra i simboli dell’architettura sportiva francese del Novecento, fin dal 1937, anno della sua inaugurazione.

All’epoca soprannominato Le Vel’, abbreviazione di Vélodrome appunto, velodromo, prodotto di quella che fu probabilmente l’età dell’oro degli impianti sportivi francesi, quando il boom culturale e sociale del ciclismo aveva imposto la forma ovale della pista per le corse, quasi prioritaria rispetto a calcio e rugby che si giocavano nel rettangolo verde compreso al suo interno.

Il progetto dell’architetto Henri Ploquin (già autore nel 1932 dello Stade Darragon, a Vichy) era definito dal superellisse della pista inclinata per il ciclismo, a cui si abbinava l’anello per le gare d’atletica, il tutto avvolto da un livello continuo di gradinate, coperto solo in corrispondenza dei settori rettilinei con due strutture a sbalzo in cemento armato. Un’elegante facciata a portico, con colonne binate dal gusto neoclassico, era invece il punto d’arrivo esterno per il pubblico attraverso l’ampio piazzale scandito dalle piccole geometrie delle aiuole, che diventava un aulico spazio di passaggio in contatto con il transito di Boulevard Michelet, sul lato ovest.

Dopo l’inaugurazione del 13 giugno 1937 (un’amichevole fra Olympique Marsiglia e Torino), e alcune partite ospitate durante i Mondiali di calcio del 1938, il Secondo Dopoguerra vede l’OM prendere definitivamente casa al Vélodrome, con il club che abbandona l’alternanza di utilizzo con il vecchio Stade de l’Huveaune (1904).

E parlando di epoche, fino agli anni ‘70 si può individuare qui la prima “vita” del Vélodrome, senza particolari cambiamenti strutturali e una capienza che arriva a toccare i 49mila posti. Successivamente, fino al 1984 invece, inizia una seconda fase per l’impianto, con l’aggiunta di nuovi settori di gradinata a nascondere la pista per il ciclismo (troppo ripida e invitante per le invasioni di campo dei tifosi). Si tratta di un intervento di collage, più che una vera ristrutturazione, ma è abbastanza per far salire temporaneamente la capienza a 55mila posti e inserire lo stadio fra quelli ospitanti gli Europei di calcio 1984.

È questo il momento in cui alla presidenza dell’Olympique Marsiglia irrompe Bernard Tapie, personaggio vulcanico, controverso e visionario, che vuole trasformare il club (e lo stadio) per raggiungere l’elite del calcio francese ed europeo. Per farlo, fa modificare l’impianto eliminando completamente qualunque porzione delle due piste originali, allungando le gradinate di curva e rendendo il Vélodrome uno stadio solo per il calcio. In aggiunta, ottiene di implementare i collegamenti stadio-città con il passaggio della linea 2 della metropolitana di Marsiglia, che ancora oggi è la soluzione migliore per raggiungere l’impianto (fermate Rond-Point du Prado, oppure Sainte-Marguerite Dromel).

Siamo di fronte a una fase di passaggio, la seconda vita del Vélodrome, forse non del tutto innovativa e in parte dall’aspetto raffazzonato, ma fondamentale per garantire quel percorso di evoluzione che si completerà nei decenni successivi. L’OM vince 4 campionati consecutivi e una Coppa dei Campioni ed entra a far parte di quei club di culto del calcio europeo, anche grazie a una tifoseria calda e arrembante. E per lo stadio il momento decisivo è la ristrutturazione in vista dei Mondiali di calcio 1998.

Il progetto firmato dall’architetto Jean-Pierre Buffi completa l’idea di avvicinare le gradinate al campo ma ridisegna il profilo dello stadio secondo uno spunto preciso: dargli un senso estetico che possa richiamare le colline provenzali che fanno da sfondo alla città, e che si rifletta sulla forma dell’edificio. Conservando la tribuna ovest come oggetto a sé (e integrando la storica facciata all’interno di una più ampia e moderna), le altre gradinate diventano tre elementi singoli dal profilo ad arco, trasformando lo stadio quasi in un fiore che si apre, con un effetto scenografico notevole – anche se penalizzato dall’assenza di coperture, considerando i forti venti che spesso caratterizzano la zona.

In questa terza vita, lo stadio ha finalmente un’estetica riconoscibile: la commistione fra la grazia delle linee curve e la ruvidezza del pallido cemento armato delle strutture, richiama molto bene l’anima della Marsiglia multiculturale di fine anni ‘90, città difficile ma affascinante allo stesso tempo. Ed è da qui che prenderà vita il progetto che porterà definitivamente il vecchio Le Vel’ nel nuovo millennio.

In vista degli Europei di calcio 2016 (nuovamente ospitati in Francia), il Vélodrome viene completamente trasformato tenendo conto delle necessità dello sport contemporaneo (oggi ha una capienza di 67mila posti) e dell’occasione di dare alla città di Marsiglia un simbolo in cui riconoscersi.

Il progetto firmato dall’architetto Didier Rogeon con lo studio parigino SCAU prende spunto dal significato delle linee ondulate di Buffi e le moltiplica, esaltandole e facendole diventare la chiave su cui disegnare l’intero stadio. Il profilo curvilineo precedente viene ripreso in gradinate ancora più grandi, ma stavolta collegate fra loro, in un effetto sinusoidale maggiormente coerente e avvolgente per chi è all’interno.

Questo effetto è poi ulteriormente ampliato da una copertura straordinaria, un guscio ricalcato sulle curve delle tribune che viene risolto con una struttura tridimensionale (che arriva a toccare i 65 m d’altezza) e si cala sulla cavea, ancorandosi indipendentemente da essa e scivolando in modo verticale all’esterno. Quello che quindi appare curvo all’interno si conclude poi in modo regolare all’esterno, coniugandosi bene con le parti di facciata e connettendosi al meglio al podio circostante.

La struttura reticolare in acciaio da 5.500 tonnellate sorregge la tensostruttura in membrana di tessuto di fibra di vetro impregnata di Teflon o PTFE che offre una grande resistenza a vento e pioggia ma garantisce anche un passaggio perfetto della luce solare, ben modulato e ammorbidito.

Ci si ritrova davanti a un edificio quasi in movimento, che cambia a seconda del punto di vista del visitatore e che varia il suo effetto su chi guarda, da imponente ad avvolgente a delicato. E in effetti, una delle particolarità di questo gigante è anche l’essere “quasi” nascosto da chi transita lungo Boulevard Michelet, inizialmente celato dietro il moderno complesso alberghiero che si incontra a bordo strada.

“Il grande, bianco, traslucido tetto ondulato si estende per atterrare sopra gli spalti e li avvolge, come una vasta conchiglia che esce dal mare” (SCAU Architecture)

È questo l’accesso migliore arrivando da Cassis, o risalendo dalla rotonda del Prado in arrivo dallo svincolo autostradale: un’ampia scalinata d’accesso, con il negozio ufficiale e la biglietteria subito a destra, conduce al podio che svela l’edificio ma da cui l’edificio stesso non si fa apprezzare completamente. Troppo grandi le sue dimensioni, che vanno lette in una visione generale che ne faccia comprendere appieno le forme e i profili che lo caratterizzano. Ed è qui che risiede l’iconicità di questo impianto, diventato oggi simbolo architettonico ed estetico di Marsiglia.

I lavori

Il costo dell’intervento per la trasformazione del Vélodrome è stato quantificato in 270 milioni di euro, di cui 150 solo per lo stadio. Durante i lavori, durati fra il 2011 e il 2014, l’Olympique Marsiglia ha sempre continuato a giocare le sue partite nell’impianto/cantiere, nonostante fasi di completa ricostruzione delle gradinate, e la presenza di gru e strutture a vista incombenti sul campo.Il progetto, portato avanti all’interno di una dinamica di partenariato pubblico-privato, ha compreso anche la ristrutturazione dello Stade Delort (impianto di rugby adiacente, lato sud-est, 5mila posti) e un programma di sviluppo immobiliare per l’area circostante, da evolvere in un eco-quartiere di 100mila mq. Nell’intervento sono state incluse le realizzazioni di 600 abitazioni, una residenza studentesca, un centro medico, due hotel, un complesso di uffici e il centro commerciale Prado (posto al lato sinistra della scalinata d’accesso, lato ovest).

Esaltando l’idea iniziale del progetto di Buffi, la trasformazione realizzata fra il 2011 e il 2014 ha creato un oggetto che oggi si eleva sullo skyline cittadino, tracciando un segno di architettura contemporanea che si mette in connessione con la Basilica di Notre Dame de la Garde, a guardia della città dall’alto del colle su cui è posta, e ancora con la Cattedrale al porto vecchio e con le stesse colline sullo sfondo.

Un filo di racconto dell’architettura che passa anche dall’Unité d’Habitation, il celebre complesso residenziale progettato da Le Corbusier e situato ad appena 1 km di distanza dallo stadio, lungo Bd. Michelet. Da un’ambiziosa idea di urbanismo moderno, a uno stadio perfettamente calato nel contemporaneo, fino alla classicità del centro storico di Marsiglia e delle sue chiese, in quello che diventa viaggio culturale, percorso fra le epoche.

Pur continuando a essere di proprietà comunale, e gestito in buona armonia fra la Città e il club, il Vélodrome è la testimonianza di come sia possibile rinnovare oggi un impianto sportivo con coraggio, seguendo un’idea forte e significativa, e riuscendo a ottenere un edificio di cui il pubblico possa percepire allo stesso modo sia la nuova unicità che la coerenza con il suo passato.

Il programma olimpico di Paris 2024 prevede presso il Vélodrome dieci partite di calcio: tre del girone A uomini e tre del girone B donne, nonché i rispettivi quarti di finale e semifinali.