Nuova tribuna con vista a Lozzo di Cadore (Belluno)

Non solo una tribuna, ma un edificio di servizio: il progetto a Lozzo di Cadore punta a realizzare una struttura leggera, con seggiolini per spettatori e locali di servizio per il Comune. Con vista panoramica sulle Dolomiti.

Pubblicazione cartacea su: Tsport 358

Il progetto della nuova tribuna a Lozzo di Cadore prevede la realizzazione di un nuovo edificio che contenga sia la tribuna per gli spettatori, con 390 posti a sedere, che dei locali di servizio per il Comune. In particolare la posizione dell’edificio e la sua trasparenza permette di avere un terrazzo con vista privilegiata verso le Dolomiti. 

L’intervento punta a riqualificare un’area sportiva poco utilizzata ma dal grande potenziale.

Il Comune di Lozzo di Cadore ha ricevuto recentemente un finanziamento per un progetto legato ai “Fondi dei Comuni confinanti” secondo la Programmazione strategica 2019-2024.

Tali fondi consentono ai Comuni, sulla base di richieste mirate, di finanziare interventi volti a migliorare il territorio e le sue infrastrutture.

In particolare il Comune di Lozzo ha puntato sulla riqualificazione e miglioramento delle infrastrutture sportive esistenti.

L’impianto sportivo “Alle Astre” si trova sulla parte alta del paese, direttamente accessibile tramite strada interna dalla Strada Statale 51bis; tale viabilità privilegiata, posta sull’attacco di via Roma che poi conduce al centro cittadino, ne fa un’area di sicuro interesse sportivo e di pubblico utilizzo.

L’impianto attualmente può contare su: un campo da calcio di misure regolamentari (105×60 m); un corpo spogliatoi con all’interno spazi per atleti, arbitri, wc pubblico; un ampio spiazzo esterno a parcheggio; pali d’illuminazione del campo di gioco; ampi spazi aperti per la convivialità.

La vista dall’area esterna è splendida, potendosi scorgere liberamente ad occhio nudo le Dolomiti da Sud-est a Sud-ovest, ed è in battuta di sole praticamente tutto il giorno.

Il progetto a Lozzo di Cadore: non una semplice tribuna

Come già accennato quella in progetto a Lozzo di Cadore non è solo una tribuna per un impianto sportivo ma di un vero e proprio “edificio sportivo” che coniuga insieme la necessità normativa di una costruzione sportiva alla richiesta di spazi coperti di servizio.

Dal punto di vista tecnico si è pensato ad un edificio semplice, leggero, che utilizzasse pochi materiali cercando di valorizzarne le caratteristiche: il cemento per la struttura del basamento ed i pilastri d’elevazione; il legno per la struttura di copertura; l’acciaio/alluminio per le chiusure orizzontali e laterali della copertura; il vetro per i parapetti.

Il cemento verrà completato con una finitura ruvida, realizzata mediante l’inserimento, all’interno dei casseri del getto, di matrici di gomma in grado di renderlo goffrato ed irregolare al tatto.

Il cemento sarà utilizzato anche per i pilastri in elevazione che con una conformazione “a sella” sosterranno le travi in legno; anche i gradoni ove si siederà il pubblico saranno in cemento ma del tipo prefabbricato, per velocizzare il cantiere mantenendo spessori contenuti. 

Il legno lamellare utilizzato sia per le travi principali che per quelle secondarie proverrà da boschi certificati e sarà un abete bianco, tipico peraltro della zona. L’idea progettuale parte dalle doppie travi al posto della singola per poterne ridurre l’altezza e renderle più sfuggenti; anche il raddoppio degli elementi secondari deve essere visto nell’ottica di creare una sorta di cassettonato di copertura che fornisca comfort e calore.

Da sinistra, sezioni della tribuna e dettaglio costruttivo.

L’acciaio per i tiranti costituiti da HE garantirà sia la trazione necessaria per contenere il “tiro” della struttura principale, sia l’orditura orizzontale/verticale per la maglia retrostante la tribuna.

Nella tribuna di Lozzo di Cadore l’alluminio servirà per realizzare sia la copertura sia gli elementi triangolari terminali e verrà utilizzato sotto forma di aggraffato metallico, così come da tradizione locale.

Il vetro è stato pensato per i parapetti, garantendo trasparenza e facilità di pulizia, soprattutto in un ambiente aggressivo come quello di montagna: qualsiasi altra soluzione sarebbe stata o poco duratura (policarbonato) oppure troppo invasiva (tondini d’acciaio); nell’ottica di rispettare la normativa in materia ma anche di realizzare qualcosa di leggero, per garantire la spinta della folla si è pensato ad un parapetto in vetro stratificato, anti-rottura, che possa portare fino a 300 Kg/m, consentendo un’ottima visuale sul campo, nonché lasciando libera la vista di spaziare sullo splendido panorama posto alle spalle del nuovo edificio.

La posizione dell’edificio nel lotto, nonché la sua distanza dalla recinzione e dal campo da gioco, sono state verificate come previsto dalle Norme CONI garantendo il soddisfacimento della “curva di visibilità” ovvero la dimostrazione matematica della perfetta visione del campo di gioco in ogni ordine di posti.

La tribuna vera e propria sarà dotata di due scale contrapposte in calcestruzzo di larghezza 120 cm complete di gradini a norma (pedata 30 cm, alzata inferiore a 17 cm) che consentono di accedere ad un corridoio fronte campo da gioco. La zona di stazionamento del pubblico sarà dotata di seggiolini rigidi in polipropilene senza schienale e sarà accessibile mediante quattro percorsi di smistamento di larghezza 120 cm in grado di consentire il rapido afflusso e deflusso del pubblico, semplificando la distribuzione e aumentando in comfort.

Sulla parte più alta della tribuna e più lontana dal campo è stato pensato un ampio corridoio che sia contemporaneamente punto di raccordo dei percorsi di smistamento ed allo stesso tempo “terrazza” privilegiata per godersi sia la partita che la magnifica vista sul lato opposto.

La tribuna risulta così suddivisa in 3 settori, due laterali da 138 posti ciascuno ed uno centrale da 114 posti, per una capienza totale pari a 390 spettatori seduti oltre a 4 spazi per le persone disabili.

Negli spazi interni dell’edificio troveranno posto alcune attività importanti dal punto di vista dell’organizzazione logistica comunale. Infatti due spazi saranno deputati al parcheggio temporaneo dei mezzi per spalare la neve, una zona al deposito del sale/ghiaino per le gelate sulle strade, uno spazio adibito a officina meccanica per la riparazione dei mezzi, un altro spazio come zona di servizio per la società sportiva ed un’ultima zona come servizi igienici per il pubblico, suddivisi per sesso.

Nuovo impianto d’illuminazione campo da gioco

Con il progetto della tribuna di Lozzo di Cadore, si interverrà anche sull’illuminazione del campo di calcio, attualmente illuminato durante l’attività serale con dei pali in acciaio alti 12 metri con tre fari a ioduri metallici ciascuno che non sono in grado di garantire il minimo richiesto dalla normativa (75 lux), né tantomeno l’uniformità necessaria minima (0,6 med/min).

Per questo motivo saranno rimossi gli attuali pali ed installate delle torri faro da 25 metri, complete di scale di accesso e sbarchi in quota come previsto dalla EN ISO 14122-4 del 2016, ognuna equipaggiata con 6 fari a LED di ultima generazione da 970 W ciascuno, posizionati su un unico trasverso in quota e ruotati secondo le necessità evidenziate dalla verifica illuminotecnica; saremo in grado così di raggiungere i 200 lux con 0,7 di uniformità, come previsto dalla LND.

La loro posizione sarà all’esterno del recinto di gioco ad una distanza dalla linea laterale di circa 4/5 m, ben oltre la distanza di sicurezza prevista.

Dovendo prevedere tale soluzione in un luogo montano, conoscendo la presenza e la frequenza dei fulmini soprattutto durante i temporali estivi, si preferisce cablare completamente tale funzione, evitando una soluzione (forse) più comoda a wi-fi ma sicuramente più soggetta a tali eventi.

La nuova tribuna a Lozzo di Cadore: tra modernità e storia

  1. L’edificio sportivo prende forma nel rispetto degli elementi geometrici della Tabià
  2. I materiali della tradizione vengono «rivisitati» nell’ottica di creare qualcosa di nuovo che abbia radici nel territorio montano
  3. Gli elementi architettonici diventano parte di questa «nuova» tabià, declinandone i contenuti
  4. Il progetto si sviluppa nella modernizzazione degli elementi della tradizione

Un po’ di storia: i tabiàs

I tabiàs erano costruiti per stivare il fieno falciato in alta montagna e in zone lontane dall’abitato e rappresentavano la costruzione più comune visibile in ogni estensione prativa del territorio, sia nel fondo valle che in quota fino ai 1800-1900 m. Tutte le zone prative del comune venivano sfalciate ed il fieno veniva raccolto nei tabiàs. Nel corso dell’inverno si andava a prelevare il fieno ed anche la legna, utilizzando una slitta grande chiamata luóida, il mezzo di trasporto per eccellenza, che doveva essere portata sulle spalle fino al luogo di carico. 

Scherzosamente, la mattina della partenza, si decideva chi si doveva accollare la luóida, ovvero “chi che dovèa portà la crós”. Arrivati a destinazione e preparato il carico da avvallare iniziava la discesa che, per molti tratti, costava più fatica che non il salire. Tirare nei tratti pianeggianti e trattenere in quelli molto ripidi metteva a dura prova il conducente ed il mezzo.

Ogni cautela veniva usata per evitare incidenti che in qualche caso si rivelavano mortali. Chi non possedeva un tabià sul proprio colenèl o lo possedeva, ma in zone difficilmente accessibili, stivava il fieno o la legna nel tabià d’altro proprietario. I tabiàs erano addirittura costruiti su fondo altrui a seguito di un accordo, il più delle volte verbale, fra le parti. A tal proposito si possono menzionare i tabiàs de Soracrepa, tutti costruiti nelle vicinanze della strada del Genio e sui poderi di pochi proprietari. Molti andarono distrutti da un incendio nell’inverno del 1961-62.

La costruzione dei tabias

La costruzione dei tabiàs, frutto di una faticosa opera artigianale, era prerogativa d’alcune famiglie paesane (chi de Bernardìn, chi de Madèrlo e chi dei Zerve), tradizione che si tramandava di padre in figlio. La bravura era scegliere il legno adeguato ed utilizzarlo al meglio. Resta in ogni modo inteso che i tabiàs non erano costruzioni troppo raffinate; infatti, servivano quasi esclusivamente alla conservazione del fieno e della legna, fatta eccezione per il periodo della fienagione, durante la quale si utilizzavano anche come alloggio.

Il fienile di muro e legno

Tabià con piano terra in muratura e parte superiore in legno: questa costruzione si localizzava nei dintorni delle zone abitate, di facile accesso e con vasta proprietà. Il piano in muratura era adibito a stalla ed aveva sulla parte anteriore piccole feritoie, normalmente due, a mo’ di finestre. Il piano superiore in legno era detto medéna e vi si depositava il fieno e la legna. Alcuni erano provvisti di una botola, detta fenìl, per far scendere il fieno direttamente nella stalla sottostante. Questo tabià era utilizzato al ritorno dalla monticazione estiva fino alle prime nevicate. Fungeva sovente anche da piccola latteria familiare.

La costruzione del fienile

Si utilizzava legno di larice o di abete che si raccoglieva quando “se avea fato la luna de aosto”. Il legname, tagliato fuori stagione, assumeva delle colorazioni nerastre, “l se vestìa da prèe” e oltre che essere antiestetico, dava luogo ad un deterioramento più rapido, ovvero “i tràve i se carolea a le svelte”. Il tetto era fatto di sandole di larice ottenute spaccandole manualmente e montandole sovrapposte in modo che solo un terzo della sandola fosse esposta alle intemperie. In questo modo era assicurata la miglior tenuta nel tempo. Sulla testata della cólmin, sopra la porta d’ingresso, s’intagliava una croce in segno di devozione e protezione. Internamente, sempre sulla cólmin, s’incideva la scritta L.D.S. (Laus Deo semper, lode a Dio sempre) seguita dal giorno, mese e anno relativo al completamento del tabià.